Batti il muro di Antonio Ferrara, Rizzoli 2011
“Avevo un grido, nell’anima, delle passioni, dei sospiri, e qualcuno li aveva costretti in un armadio e chiusi a chiave.”

 

Armadio, dal latino armadiourm, ripostiglio delle armi. Al chiuso, nel silenzio, si depongono gli strumenti tafferuglio di emozioni violente, spesso incomprensibili, che ci guidano nella lotta quotidiana. La vita è una battaglia e noi siamo lottatori disorientati, ma guidati da una forza che sempre ci fa sopravvivere. Di fronte a una bestia feroce puntiamo il nostro sguardo nei suoi occhi, di fronte a una montagna da scalare chiediamo ai nostri piedi il coraggio di non fermarsi, di r-esistere. Il respiro, al chiuso, al buio, ci dice che siamo ancora vivi. Lo siamo anche di fronte alla paura più disumana, alla disgrazia più inspiegabile. Quando parole da dire non se ne trovano, allora arrivano le storie a ricordarcele. Tenute assieme dal filo del racconto, esse sono il respiro che ci ridona la vita.

Può una bambina comprendere perché sua madre passa tutto il giorno in poltrona a osservare fuori dalla finestra e, all’improvviso, si alza e le ordina di infilarsi in un armadio, dove resterà rinchiusa per ore, dimenticata persino per l’intera giornata? Lei obbedirà, rannicchiandosi al buio, in uno spazio sempre più stretto, dove “l’aria aveva odore di lana vecchia. Paura mista a sudore e legno. E un silenzio vischioso.”

In quel nascondiglio troverà le armi con cui combattere quell’inspiegabile condizione. Con una torcia fra le mani e un libro sulle ginocchia, Caterina vivrà vite, visiterà luoghi, condividerà emozioni. E troverà la sua forza.

Scheda del libro

Batti il muro di Antonio Ferrara, Rizzoli 2011

Autore: Antonio Ferrara

Genere: Narrativa/Ragazzi

Casa editrice: Rizzoli

Pagine: 180

Prezzo: Euro 11,00

ISBN: 9788817048019

 

Caterina, la sorellina minore, la loro madre e la loro nonna, sono le quattro protagoniste donne di Batti il muro. Quando i libri salvano la vita, romanzo pubblicato da Rizzoli nel 2011, scritto dall’autore di narrativa per ragazzi Antonio Ferrara. Una storia drammatica, che colpisce i lettori di tutte le età, e che è un omaggio alla passione per la lettura che, molto spesso, capita ci salvi per davvero.

“E mi sembrava pure, a leggere quei libri, che tutti quanti quegli scrittori sconosciuti fossero stati rinchiusi in un armadio, da bambini, e ne avessero ricavato una speciale capacità di vedere nel buio, e di sentire nel silenzio.”

Caterina legge, legge sempre, prima dentro e poi anche fuori dall’armadio. Impara a respirare al buio e a trattenere il respiro anche alla luce del sole, che comunque non rischiara il dramma che affligge la sua famiglia, ma di sicuro accarezza con il calore la sua fragile anima di giovane adolescente.

Le quattro donne condividono il dolore silenzioso della malattia mentale, un feroce artiglio che non molla mai la presa. Di madre in figlia, come una maledizione al femminile che aspetta l’arrivo dell’eroina in grado di spezzarla.

Tutte le mattine, mentre si reca a scuola, che Caterina considera la sua salvezza, la ragazza viene perseguitata da una supplica che la mette a disagio

“Cercavo di non guardare in alto. Cercavo di non ascoltare la loro richiesta assurda, la loro voce disperata. “Batti il muro!” urlavano. “Batti il muro!” Ma alla fine obbedivo, picchiavo la mano aperta sui mattoni ruvidi e scappavo via.”

Durante il tragitto, Caterina percorre un tratto di strada buia, che si snoda tra la biblioteca e il manicomio, dalle cui finestre spuntano occhi sgranati, visi dalla pelle bucherellata, mani che implorano un saluto. Sono gli invisibili della società che chiedono solo di essere visti, una carezza dal mondo esterno, e Caterina da bambina ne ha paura. Cosa nasconde quella solitudine mentale che li ha allontanati dal mondo e li ha costretti a essere rinchiusi, come accade di tanto in tanto anche a sua madre?

Come i prigionieri del mattino, Caterina si sente sola, nel triste silenzio della sua casa, ma può contare su un papà premuroso, sempre assalito da un singhiozzo di pianto, un papà che, appena può, ama disegnare volti di donne. Un papà al quale la vita ha chiesto troppo e che non riesce a contenere tanto dolore. La giovane protagonista si misura dunque con le fragilità umane delle figure genitoriali, ma quanto costa alla sua età vivere fra le macerie di un amore che anziché sostenere crolla, giorno dopo giorno?

“Quello che provavo per mia madre non era proprio rabbia, ma qualcosa che oscillava continuamente tra sofferenza e dolcezza.”

La battaglia di Caterina si combatte all’interno di una anima sensibile che impone a se stessa di controllare i moti ribelli che rischierebbero di trascinare nella rovina anche la sua sorellina e il suo fidanzato Pietro.

Nonostante il buio adombri la sua anima, Caterina incontra fate buone che arrivano in soccorso con i loro benefici incantesimi: dalla premurosa Agata alla paziente Elena. Quest’ultima, dal cognome augurale Speranza, le cuce il cuore dalla profonda ferita:

“Si beveva tutte le parole che tiravo su dal pozzo del cuore, e in cambio me ne regalava altre (…) come un filo magico che cuciva tutte le ferite.”

A lei Caterina impara a confidare il dolore, lasciandosi guidare per fare finalmente pace con i fantasmi che la divorano, fino a scoprire la propria unicità che la farà diventare, come lei desidera, “una brava sarta di cuori, una capace di aiutarti a trovare le parole giuste per ogni dolore. Un libro per il raffreddore, uno per la pertosse, ecco, uno per il mal di pancia, uno per la varicella, uno per il prurito, perché no, uno per le ginocchia sbucciate, uno per la malinconia, uno per la rabbia, uno per la paura del buio, uno per la paura di diventare grande, uno per la paura di leggere.”

Caterina si lascia così attraversare dall’implacabile vento di impotenza che ha rischiato di cancellare la speranza in un domani più clemente, cogliendo il seme di una nuova fioritura. A piantarlo contribuisce il suo fedele fidanzato di sempre, Pietro, che non ha mai smesso di indossare, anche nelle stagioni più calde, la sciarpa rossa di lana che lei gli ha regalato. Il loro legame è saldo, indissolubile, e Pietro vuole rammentarlo sempre, come un marchio a fuoco che gli toglie il respiro ma lo fa sentire vivo, perché sa che quell’amore esiste e resiste.

“Poi guardai meglio e finalmente la vidi, e la luna mi guardò con il viso di mia madre.”

Principio femminile per eccellenza, la luna include un ampio simbolismo alchemico: fertilità, ciclicità e, soprattutto, maternità. Inoltre, il simbolo lunare racchiude in sè il dualismo luce-ombra, e ciò che l’uno nasconde, l’altro rivela.

Nei suoi libri Antonio Ferrara tende spesso a demonizzare la figura materna, a scardinare una idea del materno impeccabile e sacrificale, come a voler mettere in guardia che la madre sufficientemente buona non sempre esiste, che ogni madre è un frammento di umana fragilità. Un lato oscuro di cui l’autore non ha paura di parlare, come accade per tutte le sue storie, che con coraggio racconta nella loro reale drammaticità, senza alcuna intenzione di edulcorarle per renderle più accessibili a un pubblico giovane. Perché la sofferenza è vita, come il coraggio che nasce dalla paura.

I libri di Antonio Ferrara sono pieni di vita vera, dove non esistono scorciatoie per arrivare alla vittoria, esiste solo la vita da attraversare, nel suo inferno buio e incomprensibile. Il dolore va affrontato, guardato negli occhi e preso per mano. È la dialettica degli opposti che guida la nostra esistenza: luce-ombra, vita-morte, in lotta fra loro, ma che esistono proprio in virtù l’uno dell’altro. E mentre essi lottano, la vita accade. Il dolore non va evitato, per essere superato il dolore va vissuto. Non c’è altro modo. È così che si insegna la vita ai ragazzi.

“A questo punto, diventa straordinariamente facile comprendere la nostra vita: comunque siamo, non potevamo essere altrimenti. Niente rimpianti, niente strade sbagliate, niente veri errori. L’occhio della necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere.” (Il codice dell’anima, James Hillman)

 

Batti il muro di Antonio Ferrara, Rizzoli 2011Chi è Antonio Ferrara

Scrittore, illustratore e formatore, Antonio Ferrara è nato a Portici nel 1957 e attualmente vive a Novara. Ha lavorato per diversi anni in una comunità alloggio per minori. Autore di romanzi e racconti con le maggiori case editrici italiane per ragazzi, nel 2012 ha ottenuto il premio Andersen per la categoria over 15 con Ero cattivo Edizioni San Paolo, nel 2015 sempre il premio Andersen per le illustrazioni per la categoria miglior libro fatto ad arte con Io sono cosi Edizioni Settenove nel 2017 si è classificato al secondo posto per il premio Cento con il libro Il fiume è un campo di pallone Bacchilega Editore, e nel 2018 ha vinto il premio Bancarellino con Pusher Edizioni Einaudi ragazzi e il premio Giallo Garda con Visti di profilo ed. Bacchilega Editore. Tiene laboratori di illustrazione e scrittura creativa “per emozioni” in scuole, biblioteche, librerie, carceri, associazioni culturali e ospedali. Respiro è la sua ultima pubblicazione per Edizioni Einaudi Ragazzi.