Mi libro in volo, Natale

É passato anche questo Natale. […] giorno dunque di festa, ma, come ogni data singolarmente importante o solenne, giorno di rimpianto per quelli passati. Sentimento strano, ingiusto in me, che sono ancora quasi bambina, che dovrei guardare solo all’ avvenire, fiduciosa, serena! […] Ho paura, e non so di che: non di quello che mi viene incontro, no, perché in quello spero e confido. Del tempo ho paura, del tempo che fugge così in fretta. Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola: scivola, dilegua, scompare, come la rena che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto. Ma, come della rena restano, nelle rughe della pelle, dei granellini sparsi, così anche del tempo che passa resta a noi la traccia.”

(Diari, Antonia Pozzi, 1926)

Diari, Antonia Pozzi
Antonia Pozzi, foto dal sito www.antoniapozzi.it

É il 1926, Antonia Pozzi è una dodicenne che ha iniziato a frequentare il ginnasio, dopo aver avviato la sua carriera scolastica privatamente. Riempie le pagine dei suoi diari con pensieri dai quali emergono una spiccata sensibilità all’introspezione e un incessante interrogarsi sulla vita.

Lo testimonia il passaggio sopra citato, dove la giovanissima Antonia riflette sul suo “strano” e “ingiusto” pensare al rimpianto in occasione dei giorni di festa.

 

Sono i giorni di festa momenti di sospensione interiore, in cui il tempo si ferma, si dilata e ci costringe a pensare. Oppure un palpito prolungato riecheggia in petto fino a serrare il respiro. Qualcosa succede, nei nostri Natali, che ci porta a riflettere.

In questi giorni di fine anno molti pensieri ci opprimono. Le notizie di cronaca più recente non possono lasciarci indifferenti. La ferocia delle violenze perpetrate verso le donne e gli animali comprovano una umana imperturbabilità, una vera eclissi del cuore che spiazza e che gela.

A Natale si celebra una nascita, un venire alla luce, uscire dalle tenebre. È allora un giorno di confine, nel quale puntiamo i nostri passi verso un nuovo orizzonte, in un cammino circolare che ci riporterà a nuovi varchi. Perché il Natale è un fiotto di luce, la candela accesa nell’attesa che qualcosa arrivi. E a volte quel che arriva può anche farci male.

Il circolo di Pickwick di Charles Dickens“E veramente numerosi sono i cuori ai quali il Natale arreca un breve periodo di gioia e di felicità.
Quante famiglie, i cui componenti si sono dispersi qua e là lontano, nell’irrequieta lotta per la vita, si trovan riuniti di nuovo e s’incontrano di nuovo a Natale in quella felice compagnia e reciproca buona volontà, che è una così larga fonte di gioia pura e sincera, e così lontana dalle ansie e dalle tristezze del mondo, da essere annoverata, nella credenza religiosa delle nazioni più civili e insieme nelle rudi tradizioni dei più rudi selvaggi, fra le prime gioie della vita futura, largite ai beati e ai felici. Quante vecchie memorie e quante simpatie sopite ridesta il tempo di Natale!”

(Il circolo Pickwick – Charles Dickens)

Nella stessa pagina sucitata, tratta dai Diari del 1926, l’adolescente Antonia Pozzi riflette:

“forse per questa piena di sentimenti, per cui in una giornata soffro e godo ciò che apparentemente si può soffrire e godere in tutta un’esistenza, che rimpiango il passato, che adoro il presente, che non desidero l’avvenire; perché sono contenta di essere io, con i miei difetti e con le mie poche virtù, perché non so se in avvenire potrò ancora essere così.”

Così, anche questo Natale passerà, e saremo noi a poter annunciare dove la cometa ci ha condotti col suo lampo di luce.

 

Mi libro in volo Alda Merini“A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.”

(Buon Natale, Alda Merini)