Cuore nero di Silvia Avallone - La Scala Rizzoli, 2024

«Ecco dove l’intero discorso viene a toccare la quarta specie di delirio: quello per cui quando uno, alla vista della bellezza terrena, riandando col ricordo alla bellezza vera, metta le ali, e di nuovo pennuto e agognante di volare, ma impotente a farlo, come un uccello fissi l’altezza e trascuri le cose terrene, offre motivo d’essere ritenuto uscito di senno. Quel delirio, dico, che è la più nobile forma di tutti i deliri divini e procede da ciò che è più nobile, tanto per chi ne è preso quanto per chi ne partecipa; e chi conosce questo rapimento divino, ed ami la bellezza, è detto amatore. Perché, secondo quanto s’è detto, ogni anima umana per sua natura ha contemplato il vero essere, altrimenti non sarebbe penetrata in questa creatura che è l’uomo. Ma non per tutte le anime è agevole, partendo dalle cose terrene, far affiorare nella memoria quel vero essere, non per quelle che ebbero lassù una visione rapidissima di quelle realtà, non per quelle che, quando sono crollate a terra, ebbero mala sorte cosicché, stravolte verso l’ingiustizia da certe compagnie, dimenticarono quanto allora videro di santo.» (Fedro-Platone)

Cerchiamo tutti un posto nel mondo, nel viaggio-vita che facciamo. Quando intraprendiamo il percorso, non sempre sappiamo dove vogliamo arrivare, ma a guidarci verso quel posto è un’eco lontana. É nostalgia che ci spinge a camminare, pure lungo le vie tortuose che ci si aprono davanti, in direzione di un posto che ci chiama. Per alcuni sarà facile individuare la luce che ci porta dritta al punto, per altri la fiammella oscilla nel buio e fa smarrire la via. Allora si ferma, torna indietro, poi rifà un passo e poi ancora uno indietro. Si guarda le spalle, sempre buio, e allora sprofonda e chiude gli occhi.

Prima di aprirsi al sole, il seme dorme, inabissato nel punto più caldo del terreno, quello in cui ristagna la promessa di nuova vita. Solo che il seme ancora non lo sa, che una forza più grande lo solleverà da quel suolo per portarlo alla luce.

É nell’inverno che riposa il dolore, che quel richiamo lontano ci scuote a intermittenza. E allora lo sentiamo sotto le unghie lo strazio di quel lungo e impervio ritorno a casa.

Quando hai quattordici anni e la vita ti ha già privato dell’amore più grande, quello che ti ha preservato dalle fragilità che ti tengono in bilico, e la rabbia esplode, violenta e impetuosa, affossarti con le tue mani è l’unica strada che conosci. Perché ti senti verme che si insinua in un frutto già marcio e ti ripari, come un feto che non vuole più nascere.

Scheda del libro:

Cuore nero di Silvia Avallone - La Scala Rizzoli, 2024

Autrice: Silvia Avallone

Genere: Narrativa

Casa editrice: La Scala Rizzoli

Pagine: 368

Prezzo: Euro 20,00

ISBN: 9788817184601

 

Emilia si mette sulle spalle il suo duro passato e sale sulla montagna, come Sisifo. Il passato rotolerà sempre sotto di lei, e lei raccoglierà ogni volta quel masso e, sempre più stanca, proverà a risalire, scivolando ogni volta.

«Troverai più nei boschi che nei libri.
Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.
Il silenzio, aveva pensato. É questo l’insegnamento.
Il silenzio e la luce, e l’inverno che finisce.»

 

Bruno abita la montagna, da sempre. É figlio di Sassaia, un borgo sperduto fra i boschi di una frazione chiamata Alma, l’anima di un posto dove la neve luccica sempre fra l’erba. Come una brace pronta a infiammarsi. Come la vita che si spegne e riaccende. Nei ricordi che fanno male e riemergono ai primi accenni di primavera.

Emilia e Bruno si incontrano e imparano ad amarsi, con le loro storture e malinconie, tormenti e insicurezze. Fra andate e ritorni, sofferti e riscattati.

Silvia Avallone scrive questa storia, la storia di due solitudini che custodiscono un dolore antico dal quale ripararsi. Sono sperduti, come il posto in cui decidono di rifugiarsi. E si fanno compagnia. Con gli occhi, le mani, i corpi. Avvolti da un velo di silenzio destinato a squarciarsi con violenza.

Perché per tornare veramente a casa dobbiamo sapere cosa ci aspetta. Da novembre a fine marzo dobbiamo guardarlo con coraggio l’inverno, sentirne il gelo e aspettare che si sciolga.

Emilia giunge il 2 novembre a Sassaia, accompagnata da suo padre, uomo distinto e tenace, che la aiuta a riaprire la vecchia casa di famiglia, dando aria alle stanze chiuse da anni. Emilia sbraita perché in quella casa non c’è la televisione e lei non riesce ad affrontare l’inferno delle voci della notte se c’è silenzio intorno a lei. Rimasta sola, chiede a Bruno, suo dirimpettaio, di farle compagnia. Lui le legge poesie di Mandel’štam.

Bruno è maestro elementare di una pluriclasse, Emilia trova impiego come restauratrice nella chiesa di Alma accanto al Basilio, l’anziano imbianchino di paese, un tempo aspirante artista, che conosce il suo passato e che la accoglie in silenzio. In paese tutti osservano con sospetto la nuova coppia, qualcuno sa qualcosa dei loro oscuri passati, qualcuno tace, qualcuno parla. E l’idillio si spezza. Perché è un quadretto di serenità solo abbozzato. La vera felicità è ancora lontana.

Emilia dovrà affrontare il suo passato imparando a non sentirsi sempre sbagliata, additata e riconosciuta per il bolo nero che si porta dentro, con il proiettile conficcato nel cuore sempre pronto a esplodere. Così torna sui passi di quell’oscuro passato, mentre Bruno, che non ha saputo capirla, impara a incontrare i suoi fantasmi e a ricentrarsi.

“Cuore nero” è un libro che, con parole crude, dirette e taglienti, mette in scena il dramma di quella parte di emarginati, artefici del male, che vivono al buio della società, rinchiusi dove dovrebbero essere dimenticati: il carcere. Silvia Avallone ci fa entrare in queste vite, fra presente e passato. Il dopo è una incognita per chi esce dal carcere. Anche se riesci a inserirti nella società, non sconterai mai la pena più grande: il perdono verso te stesso. Il male ti appartiene, è il marchio dal quale tutti ti riconosceranno e ti sarà impossibile sentirti nuovo. Perché difficilmente il carcere ti riabilita. Anche se trovi chi investe su di te e si batte per te, tu sarai sempre il diverso. Emilia trascorre più della metà della sua vita in un limbo di anni che la rendono senza età, stroncando la sua adolescenza mentre il corpo si fa grande, tra le sbarre del carcere, intrecciando la sua esistenza a quelle di altre detenute “stronze sfigate”. Fino a stringere una duratura amicizia con Marta Vargas, la veemente ribelle che legge i tomi della letteratura e scrive al Presidente della Repubblica un’invettiva sull’importanza dell’istruzione in carcere. Perché è grazie all’istruzione che ci si può cominciare a redimere, a non vivere come bruti in eterno. Sostenute da donne visionarie e coraggiose, che credono fermamente nella riabilitazione, Emilia e Marta prima si diplomano e poi si laureano. Ma non sarà facile, per loro, imparare a vivere il dopo. Emilia può contare su una solida presenza: suo padre Riccardo, uomo che sa convivere dignitosamente con il dolore che ha spezzato la sua vita, l’uomo che vive in nome della famiglia come unità indissolubile. Riccardo è la mano tesa nel buio perenne di Emilia. E quando il dolore si frantuma, scheggia dopo scheggia nel suo cuore, sarà Riccardo a farle capire come ricomporre i pezzi.

«Non ti ho mai ringraziato.»

“«Non si ringraziano i genitori.»

Così come Bruno riceverà in dono la nuova occasione per capire cosa sia veramente una famiglia, per rivivere una infanzia negata troppo presto.

Silvia Avallone scandaglia ogni emozione compressa di questi personaggi, tenendo i lettori in perenne bilico di una suspence dolorosa. Prima ci mostra cosa sia il dopo per loro, poi ci immerge nell’apnea del loro passato. Impariamo così a conoscere veramente chi sono, entrando fra le pareti, buie e silenziose, delle loro anime. Anime oscure che noi possiamo illuminare, provando a tendere la nostra mano per ricordare loro che hanno già visto la bellezza vera, che la vera Bellezza è sempre stata viva in loro. E solo ritrovandola si può andare incontro all’Amore-Vita.

«ha trovato in lui l’unico medico dei suoi grandissimi tormenti.» (Fedro – Platone)

 

Chi è Silvia Avallone:

Cuore nero di Silvia Avallone - La Scala Rizzoli, 2024(Biella, 1984) è tra le voci più importanti della nostra narrativa. I suoi romanzi sono tradotti in tutto il mondo e hanno vinto numerosi premi, tra cui il Campiello Opera Prima e il Benedetto Croce. Per Rizzoli ha pubblicato Acciaio (2010, da cui è stato tratto l’omonimo film), finalista al Premio Strega 2010, Marina Bellezza (2013), Da dove la vita è perfetta (2017) e Un’amicizia (2020).