A poche settimane dalla pubblicazione della versione graphic novel de “Gli arpeggi delle mammole” , Diana, 1999 per La Ruota Edizioni, la giornalista, scrittrice e traduttrice Simonetta Caminiti racconta a Mi libro in volo come è iniziata questa nuova avventura nel genere.

Versatile e sperimentatrice, lo sguardo deciso dietro il quale nasconde un pizzico di timidezza, le labbra increspate in un sorriso luminoso quando, orgogliosa, mostra al pubblico la sua nuova creatura, Simonetta Caminiti si rivela una professionista della scrittura, appassionata e grintosa. Mi libro in volo ha voluto fare quattro chiacchiere con lei per approfondire il dietro le quinte di questa nuova versione sperimentale narrativa, dal romanzo al graphic novel de Gli arpeggi delle mammole.

Ciao Simonetta, è un grande piacere ospitarti nello spazio virtuale dedicato alle interviste. Giornalista e autrice di un romanzo, racconti, poesie e traduzioni, da pochissimo ti sei misurata con la pubblicazione del genere della graphic novel, in cui hai deciso di trasformare e rinnovare il tuo primo libro Gli arpeggi delle mammole, pubblicato nel 2015. Spiegaci un po’ come è nata questa idea…

«Proprio nel 1999, a Roma, in visita nell’appartamento di mia sorella che studiava all’università, m’imbattei nei manga giapponesi. Mai visto un albo a fumetti prima di allora. Mi appassionai così tanto al genere “comic” d’Estremo Oriente che il sogno di sceneggiare qualcosa di simile prima o poi – forse – sbocciò già all’epoca. Quando, nel 2013, lessi Il blu è un colore caldo (celebre graphic novel di Julie Maroh; prima ancora mi era piaciuto Persepolis di Marjane Satrapi), pensai che, presto o tardi, davvero lo avrei fatto: avrei narrato una storia mia in un volume a fumetti. Solo cinque anni dopo mi sono decisa a valutare come potesse essere il mio romanzo già edito (Gli arpeggi delle mammole) in versione “disegni, nuvolette di pensieri e parole e perimetri angusti (o sconfinati) di vignette altrui”

Mi è venuto in mente che la letteratura intima e al femminile, nel genere graphic novel italiano, non aveva un precedente come quello che avrei proposto io. Un romanzo di formazione, in chiave molto romantica, certo: ma anche densa di richiami a un passato condiviso, di letteratura, cinema e musica.

La copertina della graphic novel “Diana, 1999” pubblicato da La Ruota Edizioni, illustrato da Fabio Santomauro, riadattato dalla fumettista Letizia Cadonici e lanciato in esclusiva tv de Il corriere della sera, è disponibile tramite ordine su www.ibs.it e in tutte le librerie Feltrinelli.

Per la realizzazione di questo tuo innovativo progetto ti sei avvalsa della collaborazione di artisti prestigiosi, come l’illustratore per Piemme, Giunti, Panini e Rai, Fabio Santomauro, e le note doppiatrici Barbara e Federica De Bortoli che prestano la voce alla protagonista nel lancio del book-trailer. Ci racconti come si sono incrociate queste sinergie?

«Il book-trailer era nella mia testa almeno quanto il romanzo a fumetti! Barbara e Federica sono sorelle anche nella vita (Federica, peraltro, è una delle mie più care amiche): la voce di Barbara era perfetta per la Diana “narrante” in particolare. La Diana del 2019, perché il fumetto si chiude vent’anni dopo la parte più consistente dei fatti; la voce italiana di Carrie di Sex & the City è molto potente, è una indiscussa icona femminile del Terzo Millennio, e la mia storia parla anche del Millennio e della femminilità alle porte di tanto attesi cambiamenti. Non solo. Barbara e Federica sono doppiatrici stimatissime da Pedro Almodóvar: non ti nego che, sia nel romanzo che nel fumetto, c’è un piccolo “inserto” che richiama le atmosfere dei primi film di questo (da me amatissimo) cineasta. È stato un onore, una gioia infinita, avere le loro voci insieme. Quanto a Fabio Santomauro, è lui che ha fatto da “cupido” tra me e la mia fumettista Letizia Cadonici. Lui è stato un altro straordinario e imprescindibile “braccio” in questo progetto.»

Federica De Bortoli, la nota doppiatrice italiana che presta, assieme a sua sorella Barbara, la voce alla protagonista del nuovo graphic novel di Simonetta Caminiti.

La visione del booktrailer, che a mio parere è davvero una gran bella chicca, fa pensare a una moderna fusione tra il genere manga e le versioni del romanzo a fumetti di fine anni ’70. Il tuo, ti chiedo, se è un omaggio ai due generi e in cosa si contraddistingue da essi?

«Omaggio al mondo giapponese senza ombra di dubbio. Abbastanza unico, però, per la via che prende la storia, per le pennellate che abbiamo selezionato per il microfilm. (Diana e il suo amore per la letteratura, la scena che suggerisce, o forse svela, qualcosa che con Filippo accade nel graphic novel, ma non nel romanzo) e… la musica. Devo dire grazie a Diana Timbur (fotocopia vivente della mia Diana e talentuosissima cantante) e ai Madlei, che hanno eseguito per me una cover ah hoc del grande pezzo Don’t dream it’s over dei Crowded Howse

Il blu è un colore caldo, per Rizzoli Lizardin Italia, è celebre graphic novel della fumettista francese Julie Maroh, da cui il regista Abdellatif Kechiche ha tratto il film La vita di Adele,che ha ispirato a Simonetta Caminiti l’idea di scrivere un giorno per il genere.

Che differenza c’è tra lavorare alla stesura di un romanzo e alla preparazione di una graphic novel?

«Ciò che accomuna i due “metodi” è la necessità di evocare. Evocare, descrivere molto bene quello che alberga solo in te, nella tua fantasia e nel tuo mondo. Nel secondo caso, occorre farlo con efficacissima chiarezza e immensa fiducia in chi collabora al progetto. Letizia è stata sempre straordinaria, perché ha un tocco graffiante nella dolcezza e poetico anche nelle circostanze più inquietanti! È dotata di un gran senso della regia. E poi, i bellissimi colori di Valeria Panzironi hanno completato l’opera, invogliandomi di volta in volta a spaziare, a chiedere bellezza. Bellezza diretta, molto più immediata che nel lavorio sulla parola.»

Sono trascorsi quattro anni dalla pubblicazione del romanzo in questione, tante cose sono cambiate, Simonetta è cambiata. E Diana, la giovane protagonista del romanzo, quanto si è trasformata in questa nuova versione della storia?

«Diana? Immensamente! È bella, passionale, buffa suo malgrado. Intensa, magnetica. Nel romanzo non è così affascinante: penso che catturi di più per la vastità delle sue elucubrazioni (per i fan del settore “paturnie”, ci mancherebbe…).»

Simonetta Caminiti durante una delle prime presentazioni del suo graphic novel “Diana, 1999” edito da La Ruota.

Il volume a fumetti appena uscito è, dunque, un teen drama. Come sei riuscita a (ri)calarti nei panni di una adolescente?

«Siamo adolescenti per tutta la vita: il termine proviene da un termine latino che significa proprio “maturare”. È divertente pensare a quando immaturi e “in divenire”, alle prese con le primissime applicazioni alla vita, lo eravamo anche secondo anagrafe. Ed è divertente ricreare scenari in cui non esistono i social, tanto per fare un esempio…»

Barbara De Bortoli, sorella di Federica, ha partecipato alla realizzazione del book-trailer dando la voce alla Diana “narrante”.

Il lavoro conclusivo ha soddisfatto le tue aspettative? Pensi di ripetere l’esperienza con altre tue opere?

«Assolutamente soddisfatta. Il risultato finale è molto, ma molto più romantico di come lo avevo immaginato. E va bene così: così, evidentemente, doveva essere. Non sceneggerò altri miei romanzi ma sono al lavoro, oltre che su due romanzi puri, su nuove sceneggiature originali per graphic novel

In quale modalità è avvenuto il lancio del volume a fumetti?

«Un secondo book-trailer in esclusiva per la tv de Il Corriere della Sera, la Fiera Più libri più liberi, le presentazioni al pubblico nelle libreria e la rassegna stampa. Il futuro ha un cuore antico, in queste cose…»

Che aggiungere ancora a un lavoro che già dal suo esordio si preannuncia un caso degno di attenzione, se non l’invito, a voi cari lettori, a godervi la visione del book-trailer di “Diana, 1999”.