Quattro libri, cinque relatori per parlare del sogno come porta che conduce alla conoscenza della psiche del paziente. Breve cronaca e riflessioni sull’incontro a Torino del 25 gennaio presso il Circolo dei Lettori, a cura della casa editrice Moretti&Vitali, in collaborazione con il Centro medico psicologico torinese.

Sabato 25 gennaio, nello storico Palazzo Graneri della Roccia, la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino ospita gli psicoanalisti Carla Stroppa, Andrea Calvi, Stefano Candellieri, Ferdinando Testa e Davide Favero, quest’ultimo in qualità di moderatore, per un confronto e successivo dibattito con un pubblico attento e numeroso sul tema del sogno analizzato da differenti prospettive, così come è nello spirito della casa editrice dei testi da loro pubblicati, la Moretti&Vitali Edizioni che, come ha dichiarato il direttore editoriale Enrico Moretti prima di lasciare la parola ai relatori, presta attenzione all’ipertestualità, prediligendo il dialogo tra saperi differenti.

Alcune precisazioni

È il 1898 quando Freud pubblica “L’interpretazione dei sogni”, in cui definisce il sogno “la via regia verso la scoperta dell’inconscio.” Di lì a pochi anni il suo pupillo, Carl Gustav Jung, si discosterà dall’idea che il sogno è “un appagamento camuffato di un desiderio nascosto”, affermando che i sogni sono indipendenti dalla coscienza dell’individuo e che a “travestirsi” non sarebbe dunque l’inconscio, ma il soggetto stesso. Egli dichiarerà: “L’idea di Freud è che il sogno sia razionale. Io affermo invece che è irrazionale. Succede e basta. Un sogno appare come può apparire un animale. Io sto seduto nel bosco e appare un cervo. Che i sogni siano preordinati è un’idea di Freud con cui non sono d’accordo.” (C.G. Jung, Analisi dei sogni. (Seminario tenuto nel 1928-30), 1984, Bollati Boringhieri, Torino, 2006 ) Secondo lo psichiatra svizzero le immagini dei sogni sarebbero dunque simboli. Il sogno vuole comunicarci un qualcosa, portarci a capire ciò che non è ancora giunto alla coscienza, vuole condurci alla guarigione. Rivivendo il sogno attraverso la terapia, il paziente gli attribuisce impulso creativo.

I relatori dell’incontro. Da sinistra: Ferdinando Testa, Carla Stroppa, Davide Favero, Andrea Calvi, Stefano Candellieri.

Gli interventi

“Sulla soglia di casa” di Carla Stroppa

Sulla soglia di casa. Abitare tra sogno e realtà di Carla Stroppa – Moretti&Vitali Edizioni, 2019

Psicoanalista junghiana, membro didatta dell’ARPA e dello IAAP, Carla Stroppa con il suo testo “Sulla soglia di casa” prende in considerazione i racconti onirici legati alla dimensione della casa, intesa come “figura dell’eterna tensione umana ad avere un rifugio accogliente e nello stesso tempo è figura della paura di rimanerne prigionieri”, essa è dunque “immagine della soglia fra il dentro e il fuori.” La soglia rappresenterebbe lo spazio intermedio per accedere a una dimensione altra, come quella onirica, invisibile, che svela l’enigma degli eventi che appartengono sia al singolo individuo che all’umanità, indicando rimozioni sia della storia personale che universale. È questa attitudine all’enigma che avvicina il sogno al fare dell’arte. Nell’attraversare l’invisibile si coglie l’atto creativo insito nel sogno, l’esplorazione delle zone d’ombra per portare alla luce l’ignoto. Dall’altra parte della soglia c’è il mondo visibile, e in questa tensione fra le due realtà opposte, onirica e concreta, l’individuo attraverso il lavoro di analisi da una parte “corteggia l’invisibile” dall’altra fa ritorno alla realtà, superando così la soglia che separa follia e creatività.

“Quel che resta di Dio. Forme del Sacro nella cultura contemporanea e nella clinica” di Andrea Calvi

Quel che resta di Dio. Forme del sacro nella cultura contemporanea e nella clinica Andrea Calvi – Moretti&Vitali Edizioni, 2019

Come si esprimono nella quotidianità le forme del sacro, come ritrovare i resti di Dio nell’era contemporanea e, soprattutto, come trovare un punto di incontro tra ragione e trascendenza nel tentativo di rispondere con esattezza ai fenomeni psichici e realtà mitiche e rituali attraverso il lavoro di analisi, sono gli interrogativi che pone il lavoro dello Psicoterapeuta, Psicoanalista, Presidente dell’Associazione Tiaré, Andrea Calvi, dal titolo “Quel che resta di Dio. Forme del Sacro nella cultura contemporanea e nella clinica”. Il pensiero simbolico diventa la risposta, quella dimensione intuitiva che riesce in un certo qual modo a percepire quanto sfugge, all’invisibile, realtà misteriose e sempre interpretabili. Non a caso numerosi nel testo sono i riferimenti a rituali folkloristici, figure perturbanti, stati d’animo di angoscia, depressione e solitudine in cui cogliere, oggi, “un’illegale irruzione del Sacro”. Particolare attenzione è rivolta alla personalità mana, sperimentatrice e di profonda intuizione, di Gustavo Roll, rappresentazione della capacità di mettere in relazione non usuale la dimensione psichica e quella della materia.

“La clinica delle immagini” di Ferdinando Testa

La clinica delle immagini. Sogno e psicopatologia Ferdinando Testa – Moretti&Vitali Edizioni, 2019

“La psiche è immagine e per conoscerla dobbiamo usare un linguaggio di immagini”. Partendo da questo assunto junghiano lo psicoanalista didatta dell’Istituto Meridionale del centro italiano di Psicologia Analitica, Ferdinando Testa introduce il suo intervento. Attraverso una prospettiva visionaria, mitica e sincronistica, il lavoro terapeutico, inteso proprio come un viaggio nel mistero della psiche, può giungere a comprendere il sogno, che è esperienza vissuta, reale. Il suo volume dal titolo “La clinica delle immagini. Sogno e psicopatologia”, così come riporta la sinossi: “nasce dal desiderio di avvicinare e conoscere il mondo della Psiche, dall’incontro con la sofferenza dei pazienti e dal non senso che ogni disagio psicologico comporta, ma anche dai germogli di vita nati e cresciuti durante gli incontri e i dialoghi con chi soffre, consapevole che ogni sofferenza racchiude una perla di arricchimento…”. Il lavoro di Testa si snoda all’interno del pensiero junghiano riportando più di duecento citazioni dello psicoanalista svizzero ma mettendole al servizio dei casi clinici seguiti con oltre duemila sogni analizzati.

“Hyde park Officina di psicoanalisi potenziale” di Stefano Candellieri e Davide Favero

Hyde Park. Officina di psicoanalisi potenziale Stefano Candellieri, Davide Favero – Moretti&Vitali Edizioni, 2019

Quali sono le modalità con cui si discute oggi in seduta analitica tra analista e paziente è il focus dell’ultimo intervento da parte di Stefano Candellieri, psichiatra e psicoterapeuta, autore assieme allo psicoanalista Davide Faveri del volume “Hyde Park Officina di psicoanalisi potenziale”. Oggi il paziente racconta cronache quotidiane, riporta le conversazioni virtuali (sms e whatsapp), lapsus, piccoli aneddoti, manifesta disturbi fisici, che diventano il tramite per aprire il sipario della propria rappresentazione psichica. L’analista fa allora uso anche della semiotica.

Riflessioni

Nel suo manifesto del surrealismo, il poeta francese, scrittore e critico d’arte André Breton affermava: “Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita.” In queste parole viene sancito il rapporto inscindibile tra arte e inconscio. Nell’estetica surrealista la realtà onirica si fonde all’atto creativo, il confine tra reale e immaginale si sfalda. Possiamo affermare allora che tutti noi quando sogniamo facciamo arte? Ma se invece oggi dimentichiamo o, ancora peggio, trascuriamo le immagini che ci vengono in sogno, come possiamo riscoprire parti di noi stessi? La dimensione onirica viene sempre più relegata a zone d’ombra nella vita del singolo e della società, come dimostrano gli interventi riportati. Se il sogno viene trascurato, il lavoro dello psicoanalista si avvale di un terreno sempre meno fertile e immaginativo su cui piantare i suoi semi e interagire. Del valore dei sogni, Jung ha infatti detto:

“Dobbiamo trattarli come un’opera d’arte; non in modo logico e razionale, nel modo cioè in cui si può fare una dichiarazione, ma con un certo ritegno ed una certa delicatezza. È l’arte creativa della natura a creare il sogno e quindi dobbiamo essere alla sua altezza quando tentiamo di interpretarlo.”

(C.G. Jung, Analisi dei sogni.(Seminario tenuto nel 1928-30), 1984, Bollati Boringhieri, Torino, 2006)